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Casa Batlló: la dimora della forma sinuosa

Aggiornamento: 7 lug 2021

Un salto nella storia


"Casa Batlló" prende il nome dalla nobile famiglia al capo della quale si trovava l'industriale Josep Batlló Casanovas. Il nobiluomo, nel 1903, acquistò un palazzo al Civico 43 sul Passeig de Gràcia, a Barcellona, nel quartiere dell'Eixample (termine che significa "espansione", nato in seguito all'ampliamento della città dopo l'abbattimento delle mura medievali).


Già dal XIX secolo i cambiamenti nella città procedevano a gonfie vele, sia sotto l'aspetto urbanistico che sociale, e più passava il tempo, più questi si intensificavano. Josep si accorse presto che anche la grande via che ospitava il suo palazzo stava mutando il suo aspetto: questa stava infatti diventando il luogo dove l'alta borghesia aveva il solo scopo di ostentare le proprie ricchezze, quasi come fosse una gara al migliore (tanto che alcuni la chiamarono "Manzana de la Discordia"), tanto che il palazzo di fine Ottocento di Batlló iniziava decisamente a "stonare".

Casa Batllò nell'Ottocento

Di conseguenza, Batlló, per non essere inferiore, decise di chiamare due esperti architetti e di ristrutturare il palazzo da poco acquistato. Questi erano il celebre architetto catalano Antoni Gaudì assieme all'amico Josep Bayò i Font; essi ottennero la piena libertà di dar vita ad un edificio che fosse all'altezza di spiccare nel panorama di Barcellona del tempo.


Chi era Antoni Gaudì?


Gaudì nacque a Reus, in Tarragona, da una famiglia di artigiani. A Barcellona, frequentò la scuola di architettura e divenne presto l'esponente del Modernismo catalano, lo stile architettonico che, come indica il nome, mira alla modernizzazione e al rinnovamento del paese con riferimenti culturali internazionali. Tra i tanti capolavori che progettò Gaudì, lo si ricorda per uno in particolare: la Sagrada Familia, per la quale lavorò dal 1914 fino alla fine della sua vita, quando morì investito da un tram dodici anni dopo.


L'evoluzione di Casa Batlló


Gaudì lavorò duramente al progetto in gesso per il palazzo e, nel 1906, riuscì a terminare il tutto. In soli tre anni egli fu in grado di modificare nettamente l'immagine iniziale di Casa Batlló: il palazzo arrivò ad occupare una superficie di 4300m², un'altezza di 32m e una larghezza di 14.5m. Ed esattamente, oltre ad ampliare le dimensioni dell'edificio, egli rivoluzionò la facciata principale, ampliò il cortile centrale, ricostruì il tetto, aggiunse ben 5 piani destinati ai servi e all'affitto, e rinnovò la parte principale interna alla casa, ovvero il piano nobile, nel quale viveva la famiglia committente.


Ma prima di iniziare a fare una descrizione dettagliata del palazzo credo sia doveroso capire ancora qualcosa di più sulla persona di Gaudì e sulla sua idea del mondo.


Il poeta dell'architettura

Volete sapere dove ho trovato la mia ispirazione? In un albero; l'albero sostiene i grossi rami, questi i rami più piccoli, i rametti, ed essi sostengono le foglie. E ogni singola parte cresce armoniosa, magnifica.

Questa è una tra le più celebri frasi dell'artista e proprio da qui si può partire per spiegare brevemente qual era il pensiero dell'architetto catalano. Egli amava molto leggere libri orientali, ed è proprio grazie a questi che, in gran parte delle sue opere, inserisce infatti l'elemento orientale (proveniente da Egitto, India, Persia e, Cina). Inoltre, seguendo il modello di Viollet-le.Duc, Gaudì si appassionò enormemente allo stile neogotico, che prevedeva una rivalutazione dell'arte gotica e l'allontanamento dall'imitazione dei grandi artisti del passato, a favore piuttosto di un miglioramento del loro lavoro, grazie anche all'aiuto della propria sensibilità e nelle nuove tecniche urbanistiche e tecnologiche. Ed è proprio dopo le sperimentazioni sull'arte gotica che il grande architetto si rese conto della poca utilità, specialmente estetica, degli archi rampanti e dei contrafforti, e decise di eliminare completamente ogni elemento strutturale dai suoi progetti.


-Qui di seguito alcuni esempi del suo stile in altre opere artistiche-


Antoni Gaudì, perciò, aveva un'ideologia molto precisa e chiara. Diceva:

Se la natura, che ha avuto migliaia d'anni per saggiare le forme, finalmente ha deciso di fare il femore in forma d'iperboloide, perché non fare le colonne delle case a forma d’iperboloide?

Egli si distacca dai canoni tradizionali: rifiuta le forme della geometria euclidea e, anzi, sostiene che gli architetti del passato che la seguirono fecero un grande errore. La natura degli alberi, delle foglie e dei rami funzionano benissimo anche senza geometrie: la Natura era la sua maestra. Senza dubbio, la sua inaudita fantasia era sua complice nella realizzazione delle opere. Ora vedremo come egli applicherà questi suoi pensieri in Casa Batlló.


Facciata anteriore

La facciata anteriore è la prima cosa che si vede dall'esterno del palazzo, e quindi anche la più importante nella "competizione" del Passeig de Gràcia: doveva essere fatta divinamente. E così è stato!

La facciata si sviluppa sopra i primi due piani dell'edificio: è costruita in pietra di Montjuic e nell'insieme appare quasi esuberante. Segue un ritmo ondulato, palese rappresentazione del rifiuto della linea retta e geometrica dell'artista perché risulta incompatibile con l'idea di Natura. I colori principali sono il blu e il verde, i quali diventano splendenti grazie al rivestimento della facciata in ceramica di Maiorca: nel corso della giornata la facciata assume toni differenti, per merito della luce solare che illumina le pareti.


La struttura complessiva della facciata anteriore a tanti sembra "disossata"; addirittura c'è chi associa gli otto balconi a degli scheletri di crani umani (oltre ad altre interpretazioni che li assimilano a maschere, pipistrelli o alghe marine). Questa caratteristica, per la quale la casa è detta anche "Casa de los huestos", è utile per enfatizzare la robustezza e la solidità dell'edificio.

In bssso, in corrispondenza del luogo d'ingresso all'edificio, sono presenti sei colonne collegate da cinque archi che costituiscono la base che avvolge la struttura della facciata. Esse sono simili a zampe d'elefante e formano una sorta di illusione ottica, in quanto l'edificio così sembra più grande e monumentale di quanto lo sia realmente. Per valorizzare ancor di più il colore alla vista, Gaudì inserisce anche dischi di maiolica e vetri istoriati.

La facciata si presenta simmetrica secondo un'ipotetica linea perpendicolare al terreno con origine nel balconcino centrale posto in alto al centro. Solamente un particolare non è simmetrico ed è la torretta, la quale inizialmente doveva essere collocata al posto del balconcino centrale; ma l'architetto osservò che se questa fosse stata posta nel lato sinistro si sarebbe ottenuta una maggiore armonia complessiva.


Una facciata del genere può facilmente trasportare l'osservatore in un mondo fiabesco: la natura, l'immaginazione e un tocco di magia sono le regine nell'arte di Gaudì. Sembra la casa delle fate in cui ogni bambino ha sognato di vivere almeno una volta.


Si ha l'impressione di essere di fronte alla creazione di una mente staccatasi dalla realtà per immergersi nei propri sogni e nelle proprie visioni. -Rainer Zerbst

Piano d'accesso


La ristrutturazione del piano d'accesso, inizialmente, prevedeva l'installazione delle scuderie, le quali, però, poi furono eliminate e l'ambiente diventò uno spazio comune per riunioni e convegni. Sempre nel piano è presente un locale commerciale e un androne comune, il quale colpisce l'occhio del visitatore per i toni d'azzurro delle sue ceramiche; il alto questo è chiuso da un grande lucernario simile a un guscio di tartaruga, utile all'illuminazione, (come si può comprendere dal nome stesso).


Salone principale o "piano nobile"


Perché si parla di "piano nobile"? E' molto semplice: si tratta del luogo della Casa in cui la famiglia Batlló passava la maggior parte del proprio tempo. Nel piano si trova l'ufficio di Josep Batlló Casanovas. Da qui, prima di accedere al salone, è possibile osservare uno strano camino a forma di fungo.


Entrati nel cuore della Casa, si viene travolti da una luce impressionante: questa proviene dall'enorme finestra a vetri colorati presente al centro della stanza; la finestra era sì una gran fonte di luce ma, allo stesso tempo, era utilizzata dalla famiglia per vedere l'esterno nel Passeig de Gràcia, e per far vedere a chi passava di lì chi fossero i proprietari di tale splendore.

I muri, come nella facciata, e il soffitto, sono sinuosi e ondulati per dare un'idea di fluidità continua nello spazio (simili alle onde del mare). I dettagli qui sono molto curati: le porte di rovere, le sedie, la maniglie e i campanelli portano tutti il marchio inconfondibile del grande artista.


Soffitta


Utilizzata originariamente come ripostiglio, Gaudì, nella sua progettazione, adottò un'ingegnosa soluzione architettonica: inserì il cosiddetto "arco catenaccio" o "arco equilibrato"; esso serviva per un'omogenea distribuzione dei carichi, eliminando la necessità di inserire colonne, muri e contrafforti. Le forme sono molto semplici e ciò che spicca è la presenza del colore bianco, evidenziata dalla grande luminosità.

L'ambiente sembra quasi una caverna o, secondo altre interpretazioni, la cassa toracica di un grande animale.


Inoltre l'artista inserì un doppio sotto tetto in modo da proteggere il luogo da forti sbalzi di temperatura.


Patio


Un'altra parte molto suggestiva che spicca nella Casa è il cortile interno, detto più precisamente patio. Questo è stato progettato per conferire ventilazione e aerazione alla dimora con lo scopo di renderla più "sana" possibile. Gaudì decise di progettarlo come un ingrandimento del cortile originario interno, in modo da far arrivare la luce a tutte le stanze della casa.


Al suo interno è presente anche un ascensore per salire ai piani superiori più facilmente che con le scale. La caratteristica più evidente del patio è che è interamente rivestito di piastrelle blu, colore che va dalle tonalità più scure nella parte superiore (ovvero quella più illuminata, in modo da addolcire la violenza della luce), fino al bianco nel piano terra. Le piastrelle, inoltre, seguono uno schema di disposizione in diagonale per conferire più spazialità.

Anche le finestre seguono una logica simile a quella delle piastrelle al fine di moderare la luce: in alto sono più piccole e, andando sempre più verso il basso, si ingrandiscono.


Seconda facciata: quella interna


Scontato è che, siccome la facciata interiore all'edificio non era visibile dall'esterno, Gaudì si ingegnò un po' meno rispetto che per quella anteriore; infatti l'aspetto a prima vista appare completamente diverso (in altre parole potremmo dire "meno spettacolare"). Qui, quattro terrazze continue sono disposte una per piano: hanno rientranze e sporgenze e sono protette da una ringhiera di rete metallica.


Di fronte alla facciata è presente un piccolo cortile all'aria aperta, collegato alla sala da pranzo, dove la nobile famiglia solitamente passava i pomeriggi. Il pavimento è decorato con motivi gialli, blu e neri ed è presente anche la natura sotto forma di piante contenute in vasi altrettanto meravigliosamente decorati.


Tetto e terrazza


Osservando ben in alto nella facciata interna si può notare lo stile in corrispondenza dell'inizio del tetto: questo è detto "trecandìs" ed è uno stile di mosaico che utilizza cocci di tegole e porcellane cementate insieme al fine di creare un effetto di "rottura". Il tetto così risulta molto colorato e vivace; ma questo è solo l'inizio.


Tornando nuovamente di fronte all'entrata per osservare la facciata principale, proviamo ora ad alzare gli occhi ancora più in alto per osservare la parte di tetto visibile da terra. Il tetto è composto da tassellature coloratissime che lo fanno somigliare molto al dorso di un rettile. Ma, oltre alla bellezza estetica (Gaudì riteneva che il tetto di una casa dovesse rispecchiare la sua personalità e quella di chi ci viveva), esso presenta una seconda finalità: la sua struttura a declivio assicura il deflusso delle acque meteoriche, nonché la ventilazione con appositi condotti.

Ma per osservare meglio questa parte caratteristica di Casa Batlló sarà necessario spostarsi nella terrazza panoramica dell'edificio. Qui si possono notare diversi particolari: il primo che spicca a priva vista è una torretta cilindrica, visibile anche dal piano terra della struttura. Questa presenta tale forma a causa della presenza di scale a spirale al suo interno. La torretta è decorata con tre anagrammi: quello di Gesù (IHS), Maria (M con una corona) e Giuseppe (JHP), probabilmente inseriti a causa della grande religiosità dell'artista. Essa termina con un pennacchio a forma di croce che indica i quattro punti cardinali (il pennacchio venne danneggiato durante il trasporto ma si dice che Gaudì decise di non ripararlo in quanto gli piaceva l'effetto "rotto-crepato").


Un altro elemento facilmente visibile una volta nella terrazza sono i comignoli (camini) aventi forme sinuose, colorati di diversi colori e ricchi di dettagli. Questi vennero posti per impedire che l'aria potesse ritornare verso l'interno.


La leggenda di San Giorgio e il drago


Non è possibile dimenticarsi di citare la leggenda che, secondo molti, regge la costruzione della dimora Batlló. Considerata la grande religiosità di Gaudì, si pensa che egli abbia progettato l'edificio e gran parte dei suoi dettagli assimilandoli agli episodi della storia di San Giorgio e il drago.


La leggenda narra che, un tempo a Montblanc, in Tarragona (tra l'altro, luogo natale dell'artista), viveva un drago e tutto il paese era terrorizzato da questa terribile creatura. Questa era talmente adirata, che ogni giorno gli abitanti del paese gli offrivano un uomo per placare la sua cattiveria. Un giorno, però, venne estratta la principessa per essere data in pasto al drago. Così, San Giorgio, che non voleva far morire la bella e giovane ragazza, decise di affrontare la bestia, trafiggendola e togliendole la vita., salvando così l'intero paese.


Ora, dopo aver letto la leggenda, sarà semplicissimo comprendere i riferimenti architettonici ad essa. Il primo, e più palese, è il tetto dell'edificio che somiglia enormemente al dorso del drago, il quale sembra inoltre trafitto dalla croce in cima alla torretta, questa assimilata alla spada di San Giorgio. I balconi della facciata anteriore sembrano, come già accennato, scheletri di crani umani: queste potrebbero rappresentare le vittime uccise dal drago. Sempre nella stessa facciata, il balconcino a forma di fiore posizionato al centro potrebbe essere il balcone della principessa. All'interno dell'edificio la scala somiglia alla coda del drago e la soffitta, invece, alla sua cassa toracica.


Dal 2005 Casa Batlló è diventata patrimonio dell'UNESCO, assieme ad altre opere dello stesso artista come Casa Vincens, la Facciata della Natività e la Cripta della Sagrada Familia, e la Colonia Güell (le quali si vanno a sommare alle opere già precedentemente entrate a far parte del Patrimonio, ovvero Parc Güell, Palau Güell e Casa Milà).


E' impressionante come Gaudì riuscì a bilanciare in uno stesso edificio elementi completamente opposti e indipendenti creando uno straordinario effetto di unità complessiva.


Spero di avervi dato una chiara idea della grandiosità delle sue opere! Personalmente, dopo aver scoperto tutte queste informazioni, non vedo l’ora di poterla ammirare con i miei stessi occhi!

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