"La Nascita di Venere" di Sandro Botticelli
- Maddalena Scarpa
- 16 mag 2019
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 28 nov 2021
Oggi vi racconterò la storia e qualche aneddoto sul dipinto da me prediletto: "La Nascita di Venere" del pittore fiorentino Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, comunemente detto Sandro Botticelli.

Il capolavoro è conservato a Firenze alle Gallerie degli Uffizi, le quali ogni anno ospitano più di 4 milioni di visitatori da tutto il mondo. Senza dubbio i fiorentini saranno molto orgogliosi del fatto che, nella loro città, sono collocate le due opere artistiche che per eccellenza rappresentano i "canoni di bellezza". Infatti, il simbolo della bellezza femminile è proprio la Venere di Botticelli, mentre per il mondo maschile emerge il David di Michelangelo, quest'ultimo conservato alle Gallerie dell'Accademia.
L'opera fu commissionata intorno al 1482 dalla famiglia Medici per la loro villa di Castello, attribuzione molto probabile in quanto gli alberi di aranci raffigurati nel dipinto erano proprio il simbolo della dinastia. E, nota la vastità di spazio presente all'interno della villa, Botticelli decise di realizzare il dipinto di dimensioni davvero enormi: 172.5 x 278.5cm.
Il grande artista utilizzò una tecnica piuttosto insolita per l'epoca, la tempera su tela: egli si fornì di due teli di lino, i quali vennero poi uniti tra loro e sui quali venne aggiunto del gesso blu, per enfatizzare il colore agli occhi dell'osservatore.
Venere

Cominciamo a capire intanto di chi si parla. Venere è una dea romana, dai greci denominata 'Afrodite': essa simboleggia l'amore, la bellezza e la fertilità. Possiamo azzardare a dire che è uno tra i soggetti più rappresentati nella storia dell'arte: esiste un'antichissima scultura di una Venere paleolitica, trovata a Willendorf, risalente al 23.000 a.C.; col passare del tempo emerge la Venere di Milo (130 a.C.), la Venere di Urbino dipinta da Tiziano nel 1534, fino ad arrivare ad Andy Warhol, Pablo Picasso e ai giorni nostri, in cui ancora il soggetto è estremamente amato, tanto che nella moneta italiana dei 10 centesimi di Euro è raffigurato il suo volto stilizzato.

Il soggetto dell'opera
Il dipinto è perfettamente equilibrato e simmetrico e rappresenta, come da titolo, la nascita di Venere, o meglio, il momento successivo alla sua nascita in quanto, secondo la leggenda classica, si tratta dell'unica divinità nata da un insolito evento, ossia dalle onde del mare spumeggiante. Dunque, dopo essere nata, la meravigliosa creatura venne trasportata nelle rive dell'Isola di Cipro, in piedi su una grande conchiglia.

La Dea è la prosopopea della purezza ed è quindi raffigurata in tutta la sua grazia: ha la pelle molto chiara e delle sottilissime ombre attraversano il suo dolce ed elegante corpo, il quale è il perfetto esempio dell'equilibrio classico statuario. Una mano è appoggiata sul seno, come per coprirlo, gesto di pudicizia, mentre l'altra regge una ciocca di lunghi capelli mossi dal vento per nascondere il pube.
Il pittore per rappresentare la protagonista dell'opera prese ispirazione dai versi del poeta Poliziano, il quale documenta la nascita e l'approdo sull'isola della Dea.
Una donzella
non con umanità volto,
da zefiri lascivi spinta a proda,
gir sopra un nicchio
e par ch'el ciel ne goda.
(Le stanze della Giostra)
Venere è dipinta accentuando talmente tanto la sua bellezza che l'occhio dell'osservatore non si accorge di alcuni piccoli 'difetti'. Il collo, ad esempio, ha una lunghezza innaturale, le spalle sono spioventi e il braccio sinistro è stranamente raccordato al corpo. Alcune libertà che Botticelli si concesse per ottenere la grazia e l'armonia del disegno.

Alla sinistra di Venere due soggetti abbracciati soffiano verso di lei: questi sono Zefiro, il vento fecondatore, e la ninfa Clori i quali simboleggiano la forza dell'amore che muove Venere col vento della passione. Questi spingono col loro fiato la conchiglia con la Dea verso riva, come se rappresentasse un dono dal cielo.

A riva si trova l'ultimo personaggio dell'opera, l'Ora della primavera, una ninfa con un vestito decorato di fiori che attende Venere, porgendole un manto rosa dettagliato con mirti, primule e rose. Questo manto ha il compito di proteggere la neonata una volta arrivata a Cipro.
Nel complesso il gruppo di personaggi sembra una scena teatrale e si dispiega di fronte all'osservatore. Anche le figure attorno a Venere sono graziose e lineari, tutte con la pelle molto chiara. Delle curve ritmiche rendono i panneggi estremamente leggeri, specialmente la veste che attende di essere donata a Venere.
Decorativismo stilistico
Come è possibile notare dalle immagini, "La Nascita di Venere" è un capolavoro molto semplice ed essenziale, ma allo stesso tempo anche molto ricco di dettagli. Ciò che risalta al primo sguardo è la minuziosità della veste della donna pronta ad accogliere la Dea, ricca di fiori e con una cintura che le stringe la vita, composta da un ramo di rosa.
Essendo l'amore e la grazia i temi principali dell'opera, Botticelli inserì parecchi elementi rappresentanti la primavera: oltre ai fiori delle vesti e quelli che cadono dal cielo, egli introduce anche della vegetazione nell'isola. Le onde del mare sono poi spuntate con delicatezza e il soffio proveniente dalla bocca di Zefiro è disegnato da una linea bianca.
Moto e quiete
L'opera botticelliana presenta due caratteristiche evidenti ma contrastanti. Venere col suo corpo statuario è ferma, immobile, ma ad essa si contrappone il movimento di tutto ciò che le sta attorno: le onde del mare indicano che la conchiglia sulla quale la Dea è appoggiata si sta spostando nell'acqua, mentre i biondi capelli ondeggiano a causa del vento soffiato dalla coppia sulla sinistra.
Significati allegorici
Come spesso accade, essendo che purtroppo gli artisti non ci hanno potuto raccontare il perché di tutto ciò che hanno creato, gli studiosi hanno ipotizzato il significato allegorico dell'opera, ma non tutti la pensano allo stesso modo. Secondo la più accreditata delle versioni pare che Botticelli avesse voluto rappresentare la nascita di una nuova visione filosofica della vita e dell'arte, il Neoplatonismo, diffuso ormai largamente nella Firenze del tempo. Questa corrente sosteneva che l'amore e la bellezza fossero le strade da percorrere per raggiungere l'armonia universale e liberare il proprio spirito dalla materia.
Il tema sotteso dal dipinto era quindi la celebrazione della nascita di una nuova umanità, qui rappresentata da Venere, massimo esempio dell'armonia del Creato. L'amore è la forza che governa la natura, mentre la nudità rappresenta la purezza dell'anima: la bellezza è spirituale e non fisica.
Un significato però più religioso è stato trovato all'interno dell'opera da altri studiosi. Secondo questa interpretazione Venere rappresenterebbe l'anima che si santifica e rinasce dopo il bagno nell'acqua battesimale. Infatti, la nudità della Dea ricorderebbe la scena evangelica del Battesimo di Cristo nel fiume Giordano.

La visione più cupa è però quella che ritiene che Venere stia per sbarcare nel mondo della società del tempo, considerata dal pittore maliziosa, disonesta e impura. Da cosa si comprende ciò? Venere si copre le nudità perché la società a cui va incontro non le accetta; infatti l'Ora della Primavera è pronta a darle un mantello per vestirsi. Zefiro invece è contro questa società: così, soffia verso il mantello per allontanarlo. Il pittore vuole mettere in atto la denuncia di un crimine: la morte dell'innocenza per la decenza.
Simonetta Vespucci

Essendo Venere un personaggio immaginario, ognuno la rappresentava come meglio credeva. Botticelli, però, aveva una donna ben precisa a cui ispirarsi: questa era Simonetta Vespucci, donna bella ed intelligente, della quale si era perdutamente innamorato il presunto committente dell'opera, Giuliano de' Medici.
Altre versioni narrano invece che fosse proprio il pittore stesso ad essere invaghito di Simonetta, la quale posò come modella per molti artisti ed era conosciuta al tempo come "la più bella donna vivente". E ciò sembra ancor più credibile quando si viene a conoscenza che Botticelli, in punto di morte, chiese di essere sepolto ai piedi di Simonetta.
Il polmone nascosto
Una enorme curiosità che l'opera botticelliana suscita è proprio quella del "polmone nascosto". Pare infatti che il mantello retto dall'Ora della primavera abbia le sembianze di un vero e proprio polmone destro umano, particolare colto dallo studioso italiano di medicina nell'arte Davide Lazzeri.

Senza dubbio il colore del mantello e i particolari disegnati al suo interno ci riconducono proprio all'organo umano. Durante l'epoca dei Medici, come detto in precedenza, era diffusa la filosofia del Neoplatonismo, secondo la quale il polmone rappresentava proprio il soffio della vita che avrebbe così potuto dare origine a Venere.
Lazzeri, durante un'intervista dell'ANSA, specifica che la sua interpretazione è puramente personale, ma allo stesso tempo perfettamente in linea con gli studi precedentemente eseguiti anche su un'altro capolavoro di Botticelli, "La Primavera"; in quest'ultima, due ricercatori avrebbero individuato dei polmoni disegnati dalla vegetazione dietro alla Venere centrale.

Una seconda ipotesi di Lazzeri sul possibile significato del polmone de "La Nascita di Venere" ci porta a supporre che questo inserimento potrebbe ricollegarsi proprio alla bella Simonetta Vespucci, la quale morì molto giovane di tubercolosi e alla quale dunque il pittore avrebbe voluto fare un omaggio.
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