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La denuncia di Tammam Azzam attraverso l'arte

Aggiornamento: 5 lug 2021

Chi è Tammam Azzam

Nato a Damasco nel 1980, il giovane pittore si è trovato ad un certo punto della sua vita di fronte alla tristezza della situazione del suo paese in seguito allo scoppio della Rivoluzione siriana. Fortunatamente aveva le possibilità per trasferirsi assieme a parte della sua famiglia e così fece, perdendo, suo malgrado, lo studio artistico e tutto il materiale per dipingere. Ora vive a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, ma il suo cuore è tuttora in Siria.


Cosa accade ogni giorno in Siria

Il 15 marzo 2011 fu la data in cui tutto ebbe inizio: 8 anni fa scoppiarono proteste e rivolte in piazza contro gli autoritarismi e a favore della libertà e della democrazia. Azioni a cui il governo rispose in maniera più che brutale, portando la rivoluzione ad assumere negli anni un carattere internazionale attraverso lo schieramento di altri stati a favore di una delle due parti.


Anche se oggigiorno si sente palare molto meno della situazione siriana non significa che la violenza di cui si parlava 8 anni fa sia finita, anzi. La Siria sta vivendo uno dei momenti peggiori della sua storia. Dati statistici registrarono nel 2018 più di 300 mila morti, tra cui donne e bambini, mentre altri milioni di persone fuggivano (e fuggono ancora) dalla Siria in cerca di un luogo pacifico, lasciandosi alle spalle la loro casa, la loro famiglia, il loro paese e tutti i loro ricordi.


Tammam soffre molto per la situazione del suo paese, anche perché le notizie che gli giungono riguardo i suoi familiari rimasti in Siria sono solo che negative. E aggiunge:

La verità è che a nessuno interessa cosa avviene in Siria. Quello che voglio dire è: vergogna, gente! Guardate cosa succede! Ogni giorno vengono uccise persone innocenti e nessuno vuol fare nulla. È veramente una cosa tremenda. La mia è una provocazione, perché l’arte purtroppo non può impedire le uccisioni.

Perché Tammam è conosciuto a livello mondiale

Arrivato a Dubai, Tammam Azzam si sentiva impotente di fronte a tanta violenza nel suo paese d'origine, di conseguenza decise di fare qualcosa per far conoscere al mondo cosa realmente stava accadendo. Si iniziò a dedicare alla digital art, ovvero la sovrapposizione digitale di più immagini in forte contrasto per creare vere e proprie opere che hanno conquistato letteralmente il web, come se quest'ultimo fosse diventato un murales digitale.

Qualcuno forse si chiederà perché essendo un pittore non dipinge le opere direttamente negli edifici distrutti; ma la risposta è semplice, non è il momento di andare in Siria per dipingere, la situazione è ancora troppo tragica. Però l'intenzione di Azzam è proprio quella di, un giorno non troppo lontano, riuscire a dipingerle realmente.

Statua della Libertà composta da macerie

Le sue opere sono conosciute per la maggior parte perché egli sovrappone delle fotografie della Siria devastata dai conflitti con alcuni capolavori artistici tra i più famosi al mondo, contrapponendo quindi le più grandi conquiste che l'uomo ha fatto nel corso della storia con la distruzione che, allo stesso tempo, egli è capace di infliggere al suo stesso mondo. Ma non si limita a ciò: crea anche delle composizioni più semplici col solo scopo di sensibilizzare gli osservatori sul tema della guerra.


Lo scopo della sua arte

Tammam Azzam ha messo in atto una vera e propria denuncia: egli punta il dito contro tutte le violenze in atto nel mondo, e precisamente in Siria. Inoltre, come si può ipotizzare dalla citazione inserita precedentemente, l'arte di Azzam vuole sconfiggere il silenzio e l'indifferenza: nelle altre parti del mondo nessuno si rende conto di quanto grave sia la situazione e sembra quasi che non ci si dia peso dato che non ci tocca direttamente.

Dal primo giorno della Rivoluzione ho deciso di lavorare solo per questo. Non c’è guerra in Siria. C’è una Rivoluzione. Quando mi stavano chiamando per combattere nell’esercito ho lasciato Damasco e sono venuto a Dubai, non volevo combattere. Così ho scelto un altro tipo di lotta.

Ha pensato che l'arte era ormai così popolare che sarebbe potuta essere in grado di attirare molte più attenzioni, e senza dubbio torto non ne aveva. Anche se aggiunge:

L’arte non può salvare la Siria. Nulla può salvarla se non la rivoluzione. L’arte serve a far mantenere la speranza per un futuro migliore e aiuterà a ricostruire la Siria, a farla vivere.

La sua arte è un'enorme forma di sostegno al popolo siriano, rappresentata da una lotta, seppur da lontano, per la libertà e la dignità del suo paese.



The Syrian Museum

Creata per la mostra "Siria", è una collezione di opere digitali che contengono alcuni dei capolavori occidentali più conosciuti. La Siria non possiede musei di livello mondiale e la denuncia è contro il regime che sta attualmente uccidendo il proprio patrimonio culturale.


Tammam Azzam spiega in un'intervista che le fotografie della Siria non sono scattate da lui stesso. Molte sono inviate da un amico a cui ha chiesto il favore, mentre altre di tanto in tanto le trova ad esempio nel web, perciò contatta il fotografo e le acquista per mantenere i diritti. Il fotografo spesso è menzionato, ma a volte anche no: questo perché se la persona si trova ancora in Siria la menzione del nome potrebbe farlo uccidere.


Il bacio di Gustave Klimt

Una tra le opere più conosciute al mondo rappresentanti l'amore, "Il Bacio" di Klimt è una vera e propria icona artistica, ricca di dettagli ma allo stesso tempo molto raffinata. I due protagonisti e unici soggetti si fondono in un delicato abbraccio, mentre la donna si abbandona tra le braccia dell'uomo.


Ciò che colpisce molto è la perfetta sostituzione dei rettangoli che decorano la veste dell'uomo con i colpi d'arma da fuoco che hanno sventrato l’edificio. Tammam Azzam utilizza questa icona per toccare i cuori internazionali che da tempo ormai ignorano il dolore della Siria.

Crea così un'immagine digitale dove questo capolavoro è posto su un muro di una abitazione distrutta, diventata virale in poche ore e ricondivisa da tutto il mondo.


Allo stesso tempo vuole far notare anche come l'unione e l'amore tra gli uomini possa essere in grado di combattere i mali che affliggono la società, come in questo caso la morte, la guerra e la distruzione, e come questi luoghi distinti possano diventare delle nuove creazioni capaci di entusiasmare l’uomo.



Il 3 maggio 1808 di Francisco Goya

Anche Goya amava denunciare la situazione del suo paese attraverso l'arte. Il 3 Maggio del 1808, assieme al giorno prima, rappresenta uno dei due giorni in cui le truppe francesi di Napoleone invasero la Spagna, catturando molti cittadini ed uccidendoli con la fucilazione durante la notte. Il 3 Maggio divenne il simbolo del massacro portato da quella guerra.


Nell'opera di Azzam le esecuzioni sul campo sono state fuse assieme ad un'immagine che mostra la distruzione in Siria. Egli mette in evidenza la continuazione del conflitto anche di fronte ad una distruzione già avvenuta, l’irragionevolezza della guerra che si ripete con le stesse modalità.


Goya riassume la guerra in un giorno, il 3 Maggio. Tammam Azzam dice:

Con 'Il 3 maggio 1808' Goya ha creato un’opera per immortalare l’uccisione di centinaia di innocenti cittadini spagnoli. Quanti 3 maggio abbiamo in Siria oggi...

Perché il mondo non può rendersi conto che questa situazione accade ogni giorno in Siria ma commemora invece sempre il 3 Maggio con così tanto dolore ogni anno? Perché la gente si preoccupa così tanto per qualcosa e poco per altro?



L'Urlo di Edvard Munch

Munch rappresenta una figura in uno sfondo composto da un paesaggio di campagna durante il tramonto. Questa figura è immortalata nell'atto di emettere un urlo fortissimo, accentuato ancor più dalle mani poste nei lati del viso, tanto da diventare esso stesso il vero protagonista dell'opera.


E come Munch, nel dipinto datato verso la fine dell'Ottocento, rappresenta l'incertezza dell’essere umano, Tammam Azzam nella sua rivisitazione probabilmente vuole evidenziare l'urlo dell'uomo di fronte alla situazione della guerra. Sembra quasi che la figura, nel campo di battaglia, emetta un urlo per cercare di trasmettere la sua paura e, allo stesso tempo, chieda aiuto a noi che lo osserviamo dai nostri schermi.



La danza di Henri Matisse

Nella tela di Matisse sono rappresentati cinque ballerini che danzano per mano in un cerchio. I soggetti trasmettono un forte dinamismo con i loro movimenti. Senza dubbio l'opera conferisce un forte senso di libertà e probabilmente l'artista vuole suggerire un approccio edonistico alla vita, volto a viverla con spensieratezza.


Tammam Azzam allo stesso tempo fa notare come si possa danzare anche sulle rovine di una città devastata come la Siria; una donna tra i danzatori è semi affondata dalle macerie, come se si fosse quasi incastrata e fosse rimasta indietro per la sua danza, tanto che le mani si staccano per un attimo dal compagno. Ma in pochi attimi qualcuno l'avrebbe sicuramente aiutata a liberarsi.

Con questo Tammam evidenzia il fatto che, secondo lui, se il suo popolo si riuscisse a sostenere e risollevare a vicenda, potrebbe riuscire a liberarsi da questa tragica condizione.



La Gioconda di Leonardo Da Vinci

Nel quadro più famoso al mondo Leonardo Da Vinci ritrae una donna di nome Lisa Gherardini, la moglie del mercante Giocondo, committente dell'opera. La Monna Lisa (Monna al tempo stava ad indicare "Madonna", ma rappresentava anche un'attribuzione cortese per le donne del '500) rappresenta una rivoluzione nella pittura del tempo: infatti, è il primo dipinto dove il soggetto viene ritratto a mezzo busto perché fino ad allora si dipingeva il protagonista o solamente nel volto o nella figura per intero.


Tammam Azzam rappresenta la donna come se questa fosse una testimone del disastro alle sue spalle, un'ambasciatrice silenziosa della condizione di profonda sofferenza di questo popolo. Al suo sguardo, che da secoli ci interroga, sembra sia affidata l'estrema richiesta di aiuto.



Notte Stellata di Vincent Van Gogh

Van Gogh nella sua opera realizzata nell’Istituto psichiatrico di Saint-Rémy dipinge un paesaggio di campagna nella notte; le finestre delle case nello sfondo sono illuminate da luci gialle mentre la luna illumina il cielo. A sinistra, in primo piano, si innalza un cipresso. Nulla poteva rappresentare meglio il tormento che la vita dell'artista stava vivendo.


Tammam Azzam invece gioca sulla presenza e assenza di colore per indicare la forza distruttiva della guerra che toglie il colore alla vita e, allo stesso tempo, la voglia di continuare a sperare.

La notte stellata che si staglia all'orizzonte ci invita a guardare il cielo e osservare le stelle che pulsano, ancora una volta in segno di speranza per un futuro migliore. Il cipresso con questo andamento fiammeggiante ci ricorda il fuoco delle bombe e degli incendi, ed inoltre sembra che questo assieme al cielo stellato svolgano un'azione di contenimento per le macerie per non farle debordare.



Due donne tahitiane di Paul Gauguin

Nel 1891, Gauguin si reca a Tahiti, isola che, nel suo immaginario, appare paradisiaca e primitiva. Rappresentando questa realtà nella sua opera egli vuole fuggire dalla lotta europea contro il denaro per sentirsi libero.


Tammam Azzam pone le due donne in primo piano come se avessero i volti provati dalla situazione alle loro spalle, dove è possibile intravedere una struttura con la sigla dell'UNHCHR, ovvero l'Alto Commissariato per le Nazioni Unite per i rifugiati, organismo specializzato per la loro protezione ed assistenza. Sembra che le donne siano proprio due rifugiate, malinconiche ed abbattute, ormai senza più speranze.



Il sonno di Salvador Dalì

Dalì, come in molte delle sue opere, rappresenta la visione onirica di un mondo umano. Ciò lo si può vedere non dalla tecnica ma dagli elementi presenti nel dipinto. Le figure, definite tra la nebbia bianca sullo sfondo, rappresentano più situazioni di sogno, distanti ma anche unitarie allo stesso tempo perchè appartenenti alla medesima fonte.


La figura centrale in primo piano è posta da Azzam nello solito sfondo creato da macerie. Questa sembra rassegnata alle atrocità siriane e chiude addirittura gli occhi come per non vedere cosa continua ad accadere. Osservando l'immagine si avverte quasi un fremito, un tremore, un lento brivido.



Elvis di Andy Warhol

Andy Warhol è conosciuto come il più grande diffusore della cultura di massa tramite l'arte, come fece anche con l'opera rappresentante Elvis Presley, icona della musica del Novecento.


Tammam Azzam pone sei Elvis in linea di fronte ad un edificio siriano, tutti sull'attenti con la pistola puntata verso l'osservatore. Potremmo ipotizzare che egli voglia avvertire, in una maniera piuttosto brutale, chi osserva l'immagine che sarebbe ora che si desse da fare per dare in qualche modo un aiuto al suo popolo. Allo stesso tempo però potrebbe essere anche semplicemente una rappresentazione del popolo siriano che deve vivere ogni secondo della propria vita sull'attenti perché la morte potrebbe arrivare da un momento all'altro.



Bon Voyage


Oltre ad immagini contenenti soggetti di opere famose, Tammam Azzam ha preso spunto dal film Pixar "Up" per creare una serie di opere con lo stesso soggetto ma in luoghi differenti. Il soggetto sempre ripetuto è una casa in rovine che viene trasportata da un mazzo di palloncini colorati. Il film racconta un viaggio attorno al mondo con una bellissima casa e moltissimi sogni.


In Siria, però, la casa ormai non esiste più. Anche se il conflitto finisse oggi, nessuno avrebbe un posto in cui tornare a vivere. L'edificio in rovine delle immagini, perciò, sta volando in tutte la parti del mondo ma senza trovare mai un luogo dove stabilizzarsi. I luoghi rappresentati sono precisamente le città dove oggi è presente la maggior parte di siriani in fuga e, allo stesso tempo, sono anche i luoghi coinvolti nel conflitto della Siria. Questo come per dire "State attenti perché tutto questo un giorno potrebbe succedere anche nelle vostre terre".

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